01/12/2025
Fabio Setta
La tecnologia un alleato per la democrazia
44,1%. Un dato sicuramente che non sorprende e che conferma un trend che va avanti da diversi anni. Alle ultime elezioni regionali, praticamente un cittadino campano su due ha scelto di non recarsi alle urne. Un dato che non può non imporre una riflessione seria ed approfondita, sul rapporto tra potere e popolo, tra candidati ed elettori sempre più incrinato e che scivola verso una sana indifferenza. Il dato campano non è certo un’eccezione ma rispecchia dinamiche nazionali. Poi nella nostra Regione, magari, sedimentata nei secoli della nostra storia, c’è una certa percezione di una politica non in grado di risolvere i problemi contingenti della popolazione. Alla fine, però, così ci si ritrova anche con governo scelto da pochi per disinteresse dei tanti. Oltre l’indifferenza, oltre il senso civico però possono esserci anche ostacoli burocratici, economici e fisici. La Campania è una terra di emigrazione interna ed estera. Migliaia di studenti fuorisede e lavoratori vivono al Nord o in altri Paesi europei. Per loro, esercitare il diritto di voto significa affrontare costi di viaggio (spesso non rimborsati o rimborsati parzialmente) e perdere giorni di lavoro o studio. Chiediamoci onestamente: quanti di quel 54% di astenuti avrebbero votato se avessero potuto farlo dal divano di casa a Milano, Londra o Berlino? Questo potrebbe essere definito astensionismo obbligatorio: cittadini che vorrebbero partecipare, ma che vengono tagliati fuori dalla logistica. E qui, potrebbe entrare in gioco la tecnologia a dare una mano. In fin dei conti, sono già tanti i servizi a cui tanti italiani accedono autenticandosi tramite SPID o Carta d'Identità Elettronica (CIE, per la banca, per pagare le tasse, per prenotare le visite mediche. Esprimere un voto, invece, è rimasto ancorato a un rituale del Novecento che richiede la presenza fisica, in un luogo specifico, in un giorno specifico. Per molti, questo non è un rito solenne, ma un ostacolo insormontabile. La soluzione? Il voto elettronico. Tramite computer, tramite cellulare, con tutte le app disponibili non sarebbe poi certo un’impresa. E c’è chi lo fa da anni. Il caso più noto è certamente quello dell’Estonia. Qui una quota significativa della popolazione vota online da anni, grazie a un’infrastruttura digitale estremamente solida, un sistema di identità elettronica universalmente diffuso e un rapporto di fiducia molto elevato tra cittadinanza e istituzioni informatiche dello Stato. In Italia potrebbe essere una strategia utile a ridurre (impossibile pensare di cancellarlo) l’astensionismo e di coinvolgere anche quelle fasce più giovani, poco attratte da un modo di fare politica decisamente vecchio e spesso stucchevole che ricalca troppo spesso modelli comunicativi novecenteschi, privi di qualsiasi appeal. La digitalizzazione potrebbe velocizzare lo scrutinio, ridurre il margine di errore umano e alleggerire i costi organizzativi ed economici legati alla stampa delle schede e al personale nei seggi. Sicuramente non mancano le criticità. Innanzitutto quella della sicurezza informatica e poi la fiducia. Senza una fiducia diffusa nelle istituzioni, nelle procedure e nelle infrastrutture tecnologiche, il voto elettronico rischia di non essere percepito come legittimo ma di assomigliare né più né meno al televoto per decidere il vincitore di Sanremo o del Grande Fratello. Inserendo il voto elettronico in strategia più ampia di trasparenza, educazione civica, inclusione digitale e rinnovamento politico, la tecnologia può davvero diventare un alleato importante per la democrazia.