Tra pandori e cenoni ci avviamo a grandi passi verso la conclusione di un 2025 che ha continuato quel percorso di (lieve) crescita che sta contraddistinguendo il nostro Paese da un paio d’anni.

La crisi post-Covid è (parzialmente) alle spalle ma non tutti i settori sono realmente ripartiti, eppure, va detto, qualcosa si è mosso e i segni di una reale ripartenza sono effettivamente presenti.

Tra errori e sprechi, molto ha contributo il famigerato PNRR, che ha finanziato bandi e progetti che, nei casi virtuosi, hanno favorito lo sviluppo di imprese e Pubbliche Amministrazioni, tuttavia la fine dell’anno ne ha sancito la chiusura e, dal 2026, questo strumento non sarà più attivo, fatti salvi residui e proroghe di qualche iniziativa ormai in completamento.

Cosa sarà, allora, del nuovo anno? A giudicare dalle proposte nella Legge di Bilancio, poche novità e spesso confuse: si va dalla conferma del credito di imposta ZES (con le rinnovate incertezze sull’effettiva agevolazione riconosciuta) ai bonus per la transizione 5.0, anche qui senza garanzie sui fondi realmente disponibili. Le opportunità per le imprese, al momento, sembrano piuttosto nebulose, e questo rende complesso pianificare progetti o investimenti che, soprattutto al Sud, richiedono un supporto necessario a ridurre il gap con il resto del Paese.

Al momento, dunque, restano forti incertezze ma anche la consapevolezza di un percorso virtuoso in cui le imprese possono trovare nuovi spazi tra progresso tecnologico (sempre più spinto) e mercato globale (sempre più interconnesso): la strada certamente non è in discesa ma è sicuramente meno impervia di qualche anno fa.

Il 2026 può essere un anno di svolta per chi saprà innovare e intercettare (o, perché no, creare) nuovi bisogni che si affacceranno nei prossimi mesi in famiglie, imprese ed enti pubblici!

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