Una piattaforma social che dice no all’lntelligenza Artificiale. Una mossa per catturare attenzione o un obiettivo dichiarato per restituire gli utenti la possibilità di tornare a un’esperienza in cui l’utente vede nel suo feed persone reali che ha scelto di seguire e non contenuti “costruiti e serviti” da un algoritmo? Nel mondo dei social sta facendo molto discute il ritorno di Vine, ribattezza ora DiVine. Inizialmente Vine era un social network per la creazione di video in loop di sei secondi che ha avuto successo prima di essere chiuso da Twitter nel 2017, con perdita dell’archivio. Recentemente, però, è stato rinvenuto un backup che ha dato il là al rilancio della piattaforma, proprio grazie a uno dei fondatori di Twitter. È stato Jack Dorsey a finanziare il rilancio di Vine, assicurandosi che tornasse online anche l’archivio storico. A capo del progetto c’è un altro nome importante della “vecchia” Twitter: lo sviluppatore Evan Henshaw-Plath che ha sposato in pieno la di Dorsey di andare nella direzione opposta, rispetto ai trend attuali delle altre piattaforme, volta ad avere il controllo sulle esperienze social, senza che siano plasmate e dettate da algoritmi e bot. DiVine infatti vuole essere un ritorno agli anni Zero di Interne, all’alba dei social media: la piattaforma ospiterà (o almeno, dice che ospiterà) solo contenuti generati dagli utenti umani, mettendo al bando ogni video realizzato dall’intelligenza artificiale. L’intenzione è quella di tornare a un’esperienza in cui l’utente vede nel suo feed persone reali che ha scelto di seguire e non contenuti “costruiti e serviti” da un algoritmo.  

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