15/12/2025
Redazione Dreams
2025, l'anno in cui la XR smette di stupire e inizia a servire davvero
Per anni la realtà virtuale e la realtà aumentata sono state raccontate come tecnologie del futuro. Visori spettacolari, demo impressionanti, promesse di mondi alternativi. Poi, una volta tolto il casco, tutto tornava com’era prima. L’“effetto wow” svaniva rapidamente, lasciando una domanda inevasa: a cosa serve davvero la XR (Extended Reality) nella vita quotidiana?
Il 2025 da questo punti di vista ha rappresentato un primo punto di svolta per queste tecnologie. Questo è avvenuto grazie alla convergenza di tre fattori: dispositivi più maturi, integrazione profonda con l’Intelligenza Artificiale e un cambio di prospettiva sull’uso della tecnologia. La XR non è più un’esperienza da provare, ma uno strumento da usare.
La vera trasformazione è nello spatial computing, che sposta il digitale fuori dallo schermo e lo colloca nello spazio. Le informazioni non sono più finestre da aprire, ma oggetti da osservare, manipolare e condividere. In questo contesto, l’AI diventa il collante che rende lo spazio intelligente consentendo di interpretare comandi naturali, adattando gli ambienti al contesto, semplificando interazioni che altrimenti sarebbero complesse. La tecnologia smette di chiedere attenzione e inizia ad adattarsi all’utente.
È questo passaggio che rende la XR finalmente utile. Nella formazione, le simulazioni immersive riducono tempi e costi. Nel lavoro collaborativo, le riunioni diventano spazi condivisi invece che griglie di volti. Nel design e nell’industria, i prototipi prendono forma prima ancora di esistere fisicamente. Non si tratta di sostituire il mondo reale, ma di estenderlo con livelli informativi e operativi che migliorano l’efficienza.
Definire la XR “futuristica” significa continuare a rimandarne l’uso a un domani indefinito. Ma quando una tecnologia inizia a risolvere problemi reali, smette di appartenere al futuro e diventa parte del presente. Naturalmente il rischio di una nuova bolla tecnologica resta. La storia recente insegna che non basta una buona tecnologia per creare adozione. Ma la differenza, oggi, è che la XR non vive più isolata, ma si innesta su pratiche esistenti e le potenzia. È integrata nei sistemi aziendali, dialoga con i dati, sfrutta l’AI già presente nei flussi di lavoro.
Il 2025 non sarà stato l’anno dell’adozione di massa, ma quello del momento in cui la realtà estesa smette di stupire e comincia, finalmente, a servire.