01/10/2025
Fabio Setta
Accessibilità digitale: obbligo, sfida e opportunità
Dal 28 giugno 2025 è entrato in vigore l’European Accessibility Act (EAA), una normativa europea che estende agli operatori economici, comprese le piccole e medie imprese (PMI), l’obbligo di rendere accessibili i propri prodotti e servizi digitali come siti web, app mobili e piattaforme e-commerce, predisponendo e pubblicando la Dichiarazione di Accessibilità sul proprio sito web, utilizzando il modello fornito dall'AgID.
Questo passaggio segna una svolta importante nell’ecosistema digitale, rendendo la fruibilità universale non più una scelta etica ma un preciso dovere normativo. L’accessibilità non è più confinata alla pubblica amministrazione, ma riguarda prodotti, servizi, siti web, app, piattaforme private, e-commerce, sistemi di pagamento. L'EAA è specificamente focalizzato su prodotti e servizi digitali e non digitali ritenuti cruciali per la vita quotidiana.
Le piccole e medie imprese sono quindi chiamate ad adeguarsi anche perché il mancato rispetto di questi obblighi può comportare sanzioni e l'esclusione da gare d'appalto pubbliche, oltre a danni reputazionali. Ma non deve essere soltanto l’obbligo di legge (che esclude ancora le imprese con meno di dieci dipendenti e un fatturato inferiore a due milioni) o la paura di sanzioni a smuovere le coscienze delle piccole e medie imprese. Bisogna capire che, soprattutto con l’avvento delle nuove tecnologie, da quelle immersive come Realtà Virtuale, Realtà Aumentata o Realtà Mista fino all’implementazione dell’Intelligenza Artificiale, l’accessibilità digitale può diventare però una leva competitiva e d’innovazione. Un prodotto digitale accessibile non solo apre il mercato a milioni di persone che altrimenti sarebbero escluse, ma offre un’esperienza migliore anche a chi non rientra formalmente nelle categorie protette: pagine più chiare, percorsi di navigazione semplificati, interfacce meno ridondanti.
Le PMI sono chiamate approcciare l’accessibilità come un progetto integrato, partendo dall'analisi della propria realtà digitale e pianificando un adeguamento progressivo ma continuativo. Gli interventi devono fondarsi sulle linee guida WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), basate sui quattro principi che un prodotto debba essere percepibile, utilizzabile, comprensibile e robusto, che rappresentano lo standard internazionale a cui le legislazioni di molti paesi si ispirano o si conformano.
Obbligo di legge, quindi, ma anche possibilità di crescita e sviluppo. Tra i vantaggi da tener presente in chiave di crescita aziendale, ci sarebbe oltre l’ampliamento del mercato, anche un deciso miglioramento dell’usabilità dato che i siti accessibili sono più semplici e intuitivi anche per utenti senza disabilità, aumentando il tempo di permanenza e riducendo i tassi di abbandono. Anche in chiave SEO ai avrebbero dei vantaggi anche perché i motori di ricerca premiano le pagine ben strutturate e accessibili, migliorando la visibilità online. Inoltre, anche la reputazione e l’immagine aziendale ne uscirebbe rafforzata perché dimostrare attenzione all’inclusione sociale e all’etica digitale rafforza l’immagine aziendale e crea un vantaggio competitivo.
In conclusione, l'accessibilità digitale rappresenta una sfida ma soprattutto un'opportunità per le PMI di innovare, crescere e affermarsi in un mercato europeo sempre più inclusivo ed etico. Ma ciò che determinerà davvero il futuro sarà la capacità di aziende e istituzioni di trasformare l’accessibilità da vincolo a opportunità. Adeguarsi per tempo significa non solo evitare sanzioni ma puntare a un futuro digitale aperto a tutti.