Quello dell’Intelligenza Artificiale sembra un progresso senza freni, una corsa senza ostacoli verso un futuro ipertecnologico, iperconnesso e soprattutto migliore per tutti. Le incognite, i dubbi e i problemi però non mancano. Se in alcuni settori l’AI sta concretamente migliorando le cose, in altri la situazione sembra destinata a peggiorare. In questo quadro va ad inserirsi il dibattito nato negli ultimi mesi sul tema dell’AI Slop, ovvero il termine che descrive contenuti di bassa qualità generati dall'intelligenza artificiale.

In inglese slop significa letteralmente “sbobba”, “avanzi”, “contenuto insapore”. Nel caso dell’AI, è usato per descrivere tutto ciò che viene riversato nel web senza cura, senza contenuto informativo solido e senza valore reale.

Questi contenuti si possono trovare in rete come articoli, notizie, risultati di ricerca o interi siti web creati senza un reale valore informativo o con poca accuratezza; come immagini che presentano spesso artefatti visivi, deformazioni (come mani o volti strani), oggetti incollati in modo innaturale o contesti illogici; come video ma anche come musica con brani generati artificialmente che, sebbene a volte possano sembrare simili a quelli creati da umani, possono contenere ripetizioni o stranezze. Ad accumunarli è la mancanza di sforzo e di qualità intrinseca: spesso vengono prodotti in volume massiccio, quasi come spam, per saturare piattaforme online, motori di ricerca e social media.

L’uso diretto dei contenuti generati artificialmente, quello privo di modifiche ed interventi umani, compromette la qualità e crea altri possibili problemi. Ad esempio, l’AI Slop può rendere più difficile per gli utenti distinguere contenuti di valore da quelli di scarsa qualità o fuorvianti, andando ad erodere la fiducia degli utenti nei confronti di piattaforme online. C’è poi il problema relativo alla creatività umana, che potrebbe finire in secondo piano. Sicuramente ci sono delle armi per scoprire se ci si trova di fronte ad un contenuto del genere. Frasi artificiose, ripetitive, contenuti troppo generici. Diverse piattaforme, come ha fatto recentemente YouTube, si stanno attivando per preservare la qualità dei propri contenuti, con un vero e proprio giro di vite relativo alla monetizzazione sulla pubblicazione di contenuti.

Il dibattito resta acceso e interessante tra chi propone una AI senza limiti e chi la demonizza. Invece, come spesso accade, in medio stat virtus: non bisogna abolire l’AI ma non si può prescindere dal controllo e dalla revisione umana.

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