20/04/2021
Cosa sono gli NFT. Rivoluzione o Crypto-bolla?
Che differenza c'è tra La Gioconda e un meme? Il primo ha un valore perché c'è una certificazione che attesta essere di Leonardo Da Vinci; il secondo non vale nulla. Al di là di questa provocazione, c'è un tema attuale: l'autenticità dei contenuti online.
Come è stato già osservato in un precedente articolo in materia, è da qui che si deve iniziare per comprendere gli NFT, certificati su Blockchain, che promettono di cambiare (e in alcuni casi creare) il concetto di autenticità. Non è ancora chiaro se si tratta di una rivoluzione come affermano i suoi sostenitori oppure di una crypto-bolla come invece dichiarano i critici.
La casa d’aste Christie’s ha venduto Everydays – The First 5000 Days dell'artista Mike Winkelmann, noto anche come Beeple, ad un prezzo record di quasi 70 milioni di dollari. La vendita, dell’opera puramente digitale è stata l'indicazione più forte fino ad ora che gli NFT o token non fungibili hanno preso d'assalto il mercato dell'arte.
CHE COS'È UN TOKEN NON FUNGIBILE O NFT
NFT sta per non fungible token, cioè un’unità di valore digitale non fungibile. È, in parole povere, un certificato. Solo che la sua attendibilità non è data da un ente terzo ma derivata dalla Blockchain.
Da questo punto di vista, un NFT non è diverso da un Bitcoin o da un Ether.
A differenza di questi ultimi però, gli NFT sono trasferibili ma non interscambiabili. Sono unici e individuano qualcosa di unico, come un’opera d’arte. E possono avere un proprietario per volta.
Come detto quindi un NFT è una risorsa verificata utilizzando la tecnologia Blockchain, in cui una rete di computer registra le transazioni e fornisce agli acquirenti la prova di autenticità e proprietà. L'attuale boom riguarda principalmente le risorse digitali, comprese immagini, GIF, canzoni o video. Soprattutto, gli NFT rendono le opere d'arte digitali uniche e quindi vendibili.
Ora artisti, musicisti, influencer e franchise sportivi utilizzano gli NFT per monetizzare beni digitali che in precedenza erano economici o gratuiti. La tecnologia risponde anche al bisogno di autenticazione e provenienza del mondo dell'arte in un mondo sempre più digitale, collegando permanentemente un file digitale al suo creatore.
QUANTO TUTTO QUESTO È DIVENTATO REALTÀ
La tecnologia per gli NFT esiste dalla metà del 2010, ma è diventata popolare alla fine del 2017 con CryptoKitties, un sito che permetteva alle persone di acquistare e "allevare" gatti digitali in edizione limitata con criptovaluta.
Ora, con il valore delle criptovalute che raggiunge livelli record, alcuni degli stessi investitori che speculano su di loro stanno acquistando e scambiando NFT, spesso a prezzi strabilianti. Beeple è l'artista di più alto profilo ad aver fatto una vendita gigantesca, ma ora ci sono molti illustratori, video e artisti grafici che vendono lavori a prezzi elevati.
ACQUISTO E POSSESSO DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE
Gli NFT mirano a superare il problema del "copia e incolla". Sul web, la copia di un file audio o di un’immagine è la stessa e ha lo stesso valore della copia originale, praticamente quasi zero.
Il tema del diritto d'autore è sicuramente attuale e di primo piano per tutti quei contenuti digitali che lo richiedono.
Per un acquirente o per un artista (che sia un fumettista, un musicista o un creatore digitale), il certificato su Blockchain garantisce la proprietà dell'opera. Risorse come gif, meme, video e persino tweet diventano unici, replicabili ma non sostituibili. Quindi vendibili.
L'acquirente di un NFT perciò non acquisirà necessariamente un diritto d'autore, o addirittura l'accesso esclusivo a un'opera, molte di esse rimarranno a disposizione di chiunque disponga di una connessione Internet.
In effetti, il mondo dell'arte conosce bene questo genere di vendita.
Comprare un NFT non è, però, come comprare un Picasso. Il concetto di proprietà resta più sfumato rispetto a quello di una tela, poiché quest’ultima resta fisicamente in mano al propiretario.
Eppure, anche l'arte analogica ha meccanismi simili.
Per fare un esempio, chiunque potrebbe attaccare una banana al muro con del nastro adesivo, ma non sarebbe il "Comico" di Maurizio Cattelan. Allo stesso modo, qualcuno potrebbe facilmente creare una copia digitale di "Everydays - The First 5000 Days" di Beeple semplicemente scaricandola tramite il proprio browser Internet, ma anche se il contenuto sarebbe esattamente lo stesso, non possederebbe l'opera d'arte stessa senza la verifica della Blockchain.
QUANTO È ESTESO IL MERCATO
Secondo il rapporto NFT 2020, pubblicato da L'Atelier BNP Paribas e Nonfungible.com, il valore del mercato NFT è cresciuto del 299% nel 2020, quando era valutato oltre 250 milioni di dollari. Ma i primi mesi del 2021 hanno già visto vendite sbalorditive.
Un supporto enorme alla crescita degli NFT lo stanno dando alcuni grandi nomi della tecnologia moderna, tra cui Peter Thiel, fondatore di Paypal, che ha investito in OpenSea, il più grande mercato per lo scambio di NFT. Lo stesso Elon Musk ha pubblicato e messo in vendita l’NFT di una canzone. Il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ha venduto il suo primo tweet per 2,9 milioni di dollari. Il proprietario dei Dallas Mavericks, franchigia NBA, aprirà una galleria d’arte digitale, esponendo NFT.
MA QUESTA È DAVVERO ARTE?
Il lavoro di Beeple è stato paragonato a quello di KAWS o Banksy, altri due artisti che hanno aggirato i guardiani del mondo dell'arte per stabilire enormi prezzi di vendita. Ma in definitiva, gli NFT sono una tecnologia utilizzata per autenticare un'opera d'arte; determinare se un'opera è arte o meno dipende dallo spettatore. La tecnologia può essere utilizzata anche per autenticare altri tipi di oggetti.
SPECULAZIONE O RIVOLUZIONE?
Come detto in apertura, per chi sostiene questo tipo di certificazione, la rivoluzione che gli NFT porteranno nel mondo digitale e analogico è alle porte.
Il mondo dell’arte è stato solo l’apripista per evidenziare come questa certificazione potrebbe essere usata per oggetti come auto, case, o addirittura come garanzia per prestiti.
Oltretutto c’è un concetto ancor più lungimirante che potrebbe essere introdotto con gli NFT e cioè quello di frazionare la titolarità di un’opera, il che avrebbe come fine ultimo quello di democratizzare e decentralizzare l’arte.
In pratica consentendo l’acquisto di un frammento di “opera” digitale si avrebbe una gestione decentralizzata e disintermediata degli scambi di beni non fungibili.
Un po’ sulla falsa riga dei Bitcoin, che si sono proposti come alternativa monetaria credibile per sostituire con la tecnologia gli enti terzi. E proprio i Bitcoin, che hanno raggiunto valori notevoli, non sono in realtà riusciti ad imporsi a pieno (almeno per il momento) come alternativa valida.
Da qui la domanda: gli NFT rientrano nell’ambito della rivoluzione, dell’investimento o della speculazione?