03/02/2025
Fabio Setta
Gratis e open source, ma privacy e censura? Il caso Deepseek
Gratuito, open source, realizzato con costi decisamente minori: DeepSeek cambia davvero lo scenario nel campo dell’AI? È davvero tutto oro ciò che luccica dalle parti di Pechino? Il dibattito è aperto e non mancano certo le implicazioni geopolitiche, che comprendono le restrizioni statunitensi sui chip e il loro impatto sull'innovazione cinese. Sicuramente Deepseek, modello avanzato di intelligenza artificiale sviluppato da Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek, due società cinesi che hanno fatto il loro ingresso nel mercato AI con ambizioni globali, ha acceso interesse e dibattuto oltre a creare movimenti di borsa clamorosi con perdite importante per alcune aziende americane.
Ma come si spiega il successo? Sicuramente la capacità computazionale che è di molto inferiore a quella utilizzata dai concorrenti che significa costi di realizzazione infinitamente più bassi di quelli sinora sostenuti dagli avversari, oltre che minore impatto ambientale. Soprattutto, poi, è gratuito per gli utenti finali a differenza di OpenAI che richiede un abbonamento.
Un grande successo?
Se dal punto di vista meramente tecnologico l’arrivo di DeepSeek ha suscitato grande entusiasmo non mancano i lati oscuri. Innanzitutto, quelli legati alla raccolta dei dati e alla privacy. Con una nota del 30 gennaio il Garante per la protezione dei dati personali comunica di aver “disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società cinesi che forniscono il servizio di chatbot”. Il provvedimento di limitazione - adottato a tutela dei dati degli utenti italiani - fa seguito alla comunicazione delle società ricevuta e ritenuta del tutto insufficiente. Contrariamente a quanto rilevato dall’Autorità, le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea - conclude la nota -. L’Autorità, oltre a disporre la limitazione del trattamento, ha contestualmente aperto un’istruttoria”. L’applicazione ufficiale di DeepSeek al momento in Italia risulta non più disponibile sugli store di Android e iPhone.
Un altro lato oscuro è quello che riguarda la censura. In relazione a domande ritenute sensibili da Pechino l'app spesso inizia a generare risposte per poi cancellare tutto e incoraggiare gli utenti a chiedere di altri temi. In attesa dei chiarimenti c’è da attendersi la reazioni dei colossi USA che tutto sommato avrebbero dovuto già mettere in preventivo che, dopo Line e TikTok, la Cina irrompesse nel mercato dell’AI.