Pochi giorni fa, il guizzo di Zaccagni ha salvato l'Italia da una dolorosa sconfitta contro la Croazia agli Europei, concedendo agli azzurri la possibilità di cullare ancora il sogno del trionfo-bis.

Quella partita di calcio può essere una interessante metafora del nostro Paese in campo economico: pur bistrattati e spesso criticati gli italiani trovano (quasi) sempre una via per risollevarsi, a volte con la fantasia, spesso con la fortuna, ma sempre anche con grande qualità (quel goal è comunque un gioiello balistico)! Eravamo in difficoltà e nemmeno consapevoli di quanto fossimo prossimi al baratro (anche qui, purtroppo sono molte le analogie con il contesto economico) eppure ce l'abbiamo fatta e il futuro potrebbe persino essere più roseo (il tabellone ci offre un percorso apparentemente alla portata) se avremo la capacità di cogliere al meglio l'opportunità che abbiamo. E qui, fatalmente, si apre l'altra grande analogia con la realtà: la necessità di saper dare seguito al rilancio, la volontà di non accontentarsi del minimo ma di andare oltre, e questa deve essere la sfida delle imprese italiane!

 Ci stiamo rialzando dalle vicissitudini degli ultimi anni ma la ripresa è ancora lenta e risente di un Sud che non marcia come potrebbe. Bisogna accelerare perché la tecnologia offre oggi un terreno fertile come mai per accrescere la propria competitività: dell'intelligenza artificiale al metaverso, dalle nanotecnologie ai biomateriali, ci sono tutte le condizioni per innovare e creare nuovi prodotti e servizi, occorre volerlo fare, crederci e, inevitabilmente, essere sufficientemente visionari. Questi sono gli ingredienti principali per spingere sull'acceleratore, ma servono anche i giusti investimenti: ricerca e formazione sono gli strumenti per mettere tutto a valore. Non è facile, come non lo era per Zaccagni trovare l'angolo giusto al 98', ma si può fare, e può portare alla scoperta di straordinarie strade ancora tutte da esplorare

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