Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita dirompente dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana. Per molto tempo questa tecnologia era tanto presente quanto poco percepita (si pensi ai motori di ricerca, alle sentiment analysis, ma anche alle interazioni con Alexa o Siri, ecc.), poi Chat-GPT ha segnato il punto di rottura, stravolgendo tutto, rendendo a portata di tutti persino la produzione di contenuti generati dall’AI.

Si è trattato di una svolta epocale perché le persone, forse realmente per la prima volta, hanno scoperto le effettive potenzialità dell’intelligenza artificiale e, soprattutto, di quella generativa, in grado di creare elementi, invece di limitarsi a comprendere o interpretare gli input dell’utente. Il mondo è cambiato e, come spesso succede, questa evoluzione è andata, tra le persone comune, ad una velocità mille volte superiore rispetto a quella con cui le istituzioni (ma anche i media stessi) sono stati in grado di comprenderla. Esempio lampante è stato il tentativo (palesemente retrogrado e ampiamente aggirabile) con cui il garante della privacy ha inizialmente impedito l’accesso al sistema di OpenAI Chat-GPT!

Ma con la velocità con cui evolve questa tecnologia, Chat-GPT è già diventato il passato, contrastato da numerosi concorrenti, come Copilot o Gemini, e, soprattutto, superato da sistemi in grado di generare contenuti multimediali, tra cui Dall-E, prodotto dalla stessa OpenAI. Ma, proprio in virtù di questa rapidità di cambiamento, è giusto concedersi un disclaimer prima di proseguire: ogni considerazione può valere fino al momento stesso in cui viene fatta poiché è possibile che il giorno dopo compaia un prodotto o servizio che stravolge nuovamente la situazione…

Ad oggi, dunque, chi ha fatto qualche prova con gli strumenti di AI generativa, avrà probabilmente compreso come questa sia una tecnologia straordinaria ma assolutamente non in grado di sostituire il pensiero di un umano sufficientemente preparato, mentre può essere un ottimo supporto nell’agevolare alcune attività, anche professionali. Chi dunque pensa che l’AI possa sottrarre posti di lavoro ha poca stima delle persone, oppure ritiene che queste non siano abbastanza brave nelle loro mansioni e, se così fosse, non sarebbe forse così sbagliato che ci sia qualcuno più bravo (umano o computerizzato) a farle! Il concetto è che la meritocrazia dovrebbe essere il punto di riferimento a prescindere e un professionista, piuttosto che preoccuparsi di mantenere lo status quo, dovrebbe impegnarsi ad essere sempre di un livello talmente alto da non temere concorrenza, come è giusto che sia in qualsiasi settore di business. (1.continua)

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