Oltre la dicotomia “anticipazione-flessibilità”: un modello di sense making organizzativo per una prospettiva di Exponential Organization
Il “software” dell'organizzazione è la dimensione invisibile su cui opera e dipende l'organizzazione; è il lato nascosto che fa nascere strutture e tecnologie. Per un po’ di tempo gli studiosi lo hanno analizzato sotto forma di clima e cultura, ma da qualche anno è nata una nuova chiave per l'interpretazione di questi fenomeni sulla base della teoria del sense making di K. Weick (1979). Il sense making è un processo di costruzione sociale della realtà, anche organizzativa, e, in particolare, significa costruire il senso della realtà a partire dalle esperienze, rappresentando una delle competenze più importanti nel prossimo futuro 4.0. Questo senso collettivo, se avvertito in azienda da tutte le risorse coinvolte, permette una lettura olistica dell’organizzazione e una valutazione completa di possibili cambiamenti da poter implementare nel tempo.
Nell’ambito delle organizzazioni, con la definizione di sense making si focalizza l’attenzione sulla costruzione di senso all’interno delle strutture organizzative: un processo collaborativo che crea una consapevolezza ed una comprensione comune, a partire dalle diverse visioni personali. Ma come arrivare concretamente ad una visione comune in capo alle organizzazioni? Come tenere insieme tanti diversi individui “auto-organizzati”? Inoltre, questo senso comune deve prendere forma nell’ormai contesto altamente tecnologico in cui opera anche Wonderlab.
L'interoperabilità digitale, l'automazione dei processi produttivi dell'Industria 4.0, l'emersione di nuovi modelli organizzativi sono tra le tematiche più critiche entrate di prepotenza nel mondo dell'industria e dei processi di innovazione. Le imprese del settore dell’ICT rappresentano un contesto empirico privilegiato per l’osservazione “anticipata” di fenomeni capaci di innescare discontinuità significative nell’avanzamento di teorie e pratiche organizzative, in particolare quelle che affrontano i trade off tipici della gestione della c.d. innovazione esponenziale. Con la diffusione delle nuove tecnologie disruptive, le aziende devono radicalmente modificare i propri assetti organizzativi abbracciando un nuovo modo di fare impresa che si appoggia su alcuni pillars, quali innovazione sostenibile, business agility ed operational effectiveness.
Dalla letteratura emergono casi di successo legati alle nuove tecnologie esponenziali che hanno portato, nel tempo, la trasformazione di diverse organizzazioni tradizionali in quelle definite organizzazioni, appunto, esponenziali.
Le “Exponential Organization” (ExO), che hanno rapidamente rivoluzionato il modo di pensare e vedere l’economia del XXI secolo, è stato coniato per la prima volta nel 2014 da S. Ismail et al.; il principale fattore innovativo rappresentato dalle ExO è che permettono ad aziende anche piccole di incrementare la loro crescita tramite l’utilizzo di nuove tecnologie organizzative.
A dimostrazione, i principali gruppi a livello multinazionale e le aziende che storicamente si sono rivelate “best practice” e “fast mover” stanno già adottando questo modello con successo, ottenendo performance dieci volte superiori in termini di crescita e profittabilità superiori a quelle dei competitor. L’adozione di questo nuovo modello organizzativo richiede, da parte di tutto il personale, un nuovo mindset, un nuovo approccio, una nuova cultura digitale, tutti elementi di valore strategico.
Consapevole della propria voglia di innovarsi, Wonderlab ha già intrapreso questa nuova visione strategica: abbandonare il modello di crescita lineare e graduale diffuso nell’organizzazione e pensare in termini di crescita esponenziale, facendo leva sulla creazione di nuovi mercati.
In un contesto così dinamico e tecnologicamente avanzato, è compito di ogni azienda, con la costruzione di un forte sense making, fornire le indicazioni, le mappe mentali a cui attingere per determinare un allineamento tra le persone, gli obiettivi e le strategie aziendali.