25/04/2021
Pianeta Startup: radiografia del modello d'impresa italiano
Da dicembre 2018, Wonderlab è seduta al gran tavolo delle startup italiane. Una sfida affascinante, cui è seguito – in breve raggio – l’ottenimento del pass “innovativo”: un passaggio chiave per un'impresa nuova o costituita da non più di 5 anni, che ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia. Ma qual è lo status reale della più moderna tra le tipologie aziendali presenti sul nostro territorio? I dati, aggiornati ad inizio aprile con sapiente maestria da Il Sole 24 Ore, riguardo ai trend demografici e alle performance economiche delle startup innovative dicono sostanzialmente tre cose: che l'ecosistema dell'innovazione in Italia (con tutte le debolezze che conosciamo) continua a popolarsi di nuovi attori e di nuovi soci; che i progetti e gli startupper sono concentrati soprattutto in Lombardia e nascono solo in parte da iniziative di under 35 e al femminile; che il volume d'affari prodotto dalla nuove imprese è ancora a livelli bassi per quanto i valori di redditività delle società in utile (meno della metà) siano particolarmente positivi.
Partiamo dalla popolazione delle startup italiane. Il consueto rapporto trimestrale elaborato dal Mise in collaborazione con InfoCamere e il sistema delle Camere di Commercio ha aggiornato a quota 12.561 il numero delle imprese iscritte nell'apposito registro, il 3,4% di tutte le 373mila società di capitali di recente costituzione e il 5,6% in più rispetto al trimestre precedente.
Tre startup su quattro forniscono servizi alle imprese e in modo particolare prevalgono la produzione di software e consulenza informatica (specializzazione che interessa il 36,9% del totale), e le attività di ricerca e sviluppo (14,2%) mentre il 17% opera nel comparto manifatturiero e solo il 3% nel commercio. Il dato critico rimane quello della presenza femminile: solo il 13% delle aziende vede la maggioranza delle quote societarie e delle cariche amministrative in mano a donne; va meglio per le startup innovative a prevalenza giovanile (under 35), che sono 17,4% del totale, mentre quelle con una compagine sociale a prevalenza straniera sono solo il 3,7%.
Guardando alla distribuzione territoriale, la Lombardia si conferma ancora una volta la principale culla delle startup italiane, ospitandone oltre un quarto del totale. La sola provincia di Milano, con 2.363 imprese innovative, rappresenta il 18,8% della popolazione, superando in valori assoluti tutte le altre regioni (il Lazio ne conta 1.443, in gran parte localizzate a Roma, la Valle D'Aosta, fanalino di coda nazionale, solo 19). La palma di bacino a maggiore densità di imprese innovative spetta invece sempre al Trentino-Alto Adige, dove circa il 5,7% di tutte le società costituite negli ultimi cinque anni sono startup. Seguono Friuli-Venezia Giulia (5,4%) e Lombardia (4,7%). Una nota a livello territoriale: in ciascuna delle prime 17 province in graduatoria sono localizzate più di 160 startup ma le ultime 12 in classifica ne presentano meno di 15 (il record negativo spetta ad Asti, dove sono localizzate solo cinque imprese innovative).