Qualche mese fa parlammo dei ritardi nell’attuazione del credito di imposta per gli investimenti nella ZES unica, uno strumento agevolativo molto atteso eppure foriero di dubbi e timori che, sfortunatamente, hanno visto la loro concretizzazione con l’emanazione che decreto che ne ha stabilito le modalità di applicazione.

La misura, lanciata in pompa magna l’anno scorso, doveva essere la madre di tutti gli incentivi: un meccanismo semplice e accessibile con cui rilanciare investimenti e competitività in tutto il Sud Italia, grazie ad un credito di imposta che prometteva di recuperare più della metà delle spese sostenute. Dopo circa 9 mesi (sic) di gestazione, è stato finalmente partorito il decreto attuativo e, purtroppo, il risultato non è stato dei migliori (come peraltro paventato dagli addetti ai lavori): innanzitutto l’incentivo riguarda investimenti di almeno 200.000 euro (ma questo già si sapeva) da sostenere in meno di un anno (dall’1/1/2024 al 15/11/2024, anche questo dato era noto ma, visti i ritardi, si sperava in una proroga), escludendo di fatto la maggior parte delle micro e piccole imprese, difficilmente capaci di affrontare un esborso del genere in un tempo così limitato. Le risorse disponibili, poi, sono meno di 2 miliardi che, considerando l’investimento massimo per progetto di 100 milioni di euro, sono palesemente insufficienti ad accogliere tutte le richieste che arriveranno.

All’atto pratico, cosa significa tutto ciò? Che tra il 12 giugno e il 12 luglio le imprese dovranno presentare la domanda di accesso al credito, per un investimento che, plausibilmente, dovrà essere già iniziato, per poter raggiungere la soglia minima entro la scadenza prevista. I progetti saranno valutati e, in base alla numerosità, saranno definite (in un tempo che, presumibilmente, sarà di qualche mese) le effettive aliquote di credito di imposta assegnato alle aziende, le quali, quindi, dovranno completare le ingenti spese senza nemmeno sapere quanto potranno realmente recuperare. In sostanza, le imprese vengono invitate ad affrontare un ingente investimento nella speranza, a mo’ di lotteria, di recuperare almeno una parte indefinita dei costi! A queste condizioni non è pensabile che questo incentivo…incentivi gli investimenti: quale imprenditore lo reputerebbe conveniente senza conoscere la reale agevolazione e, anzi, col rischio che questa possa essere anche di soli pochi punti percentuali? Certamente resta una potenziale opportunità, ma somiglia più a una scommessa che ad un vantaggio reale e, allora, l’impressione è che si sia persa l’ennesima occasione di mettere concretamente a frutto i soldi pubblici per stimolare realmente crescita e sviluppo del Meridione…

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