01/12/2025
Redazione Dreams
SEO e ricerca: così l’AI sta riscrivendo le regole del web
Da anni la nostra esperienza digitale è stata costruita su un rituale semplice: aprire Google, digitare una query, scorrere i risultati e scegliere un link. Questo gesto, apparentemente banale, ha definito un intero ecosistema. La SEO ne era la grammatica invisibile, il ponte tra chi cercava e chi produceva contenuti. Oggi, però, quel ponte non esiste più. Non perché sia crollato, ma perché è stato sostituito da un nuovo intermediario: l’Intelligenza Artificiale.
La vera trasformazione è che non siamo più noi a esplorare il web: è l’AI a decidere quale versione del web convenga mostrarci. È un cambiamento silenzioso ma radicale, un ribaltamento delle infrastrutture cognitive che sostenevano la ricerca online. Ed è sorprendente quanto poco il mondo del marketing, dell’editoria e della comunicazione sembri averlo compreso fino in fondo.
Oggi gli utenti non vogliono scegliere tra dieci link, vogliono la risposta migliore, immediatamente. I nuovi motori “AI-first” non si limitano a indicizzare ciò che trovano: lo assorbono, lo ricombinano, lo riscrivono. La SERP tradizionale sta cedendo il posto a un risultato unico, generato al momento, che distilla l’intero web in pochi paragrafi. Per l’utente è comodità. Per chi produce contenuti è un potenziale blackout del proprio pubblico.
Il paradosso è evidente: il web non è mai stato così vasto e così invisibile allo stesso tempo. La gran parte delle informazioni non viene più letta dagli esseri umani, ma da sistemi che le elaborano per nostro conto. Ciò che arriva allo schermo è la reinterpretazione, non l’originale. I siti non competono più per scalare una pagina di risultati, ma per diventare abbastanza utili da essere inghiottiti dai modelli. È un’economia dell’attenzione che ha smesso di rivolgersi all’utente finale per rivolgersi a un lettore intermedio, la macchina stessa.
La SEO sta perdendo centralità perché la ricerca stessa sta cambiando natura. Un contenuto può essere perfettamente ottimizzato per Google e, allo stesso tempo, totalmente irrilevante per l’AI che lo sintetizza. È una disintermediazione inedita: non sono gli utenti a bypassare i motori, ma i motori a bypassare i creatori, tagliandoli fuori dal rapporto con il loro pubblico.
Il futuro sarà non più un motore di ricerca, ma un motore di risposta. In questo scenario, il vero obiettivo non è essere trovati, ma essere scelti. Non dai lettori, almeno non direttamente, ma dall’AI che decide cosa vale la pena mostrare. In un mondo in cui tutto è accessibile a una macchina, solo ciò che l’algoritmo considera autorevole, coerente e utile sarà visibile all’essere umano che sta dall’altra parte dello schermo.